In seguito alla delibera del Consiglio Federale di limitare a due il numero di giocatori stranieri per squadra il presidente dei Diavoli Mino Pastorelli, sostenuto dal voto unanime del Consiglio Direttivo del club, decide di sospendere ogni attività agonistica: i Diavoli HC Milano cessano di esistere definitivamente.
Valter Fill e Pierluigi Crispino lanciano l’idea di proseguire l’attività in autogestione, l’aspirazione è di poter partecipare almeno al campionato di serie B. I costi sono elevati, ma grazie all’intervento di Roberto Sioli l’iniziativa ha un esito positivo: determinante il supporto di Giancarlo Filiberti con la sponsorizzazione ARGO.
A causa della scarsa considerazione che la Frigoriferi Milanesi manifesta nei riguardi dell’hockey la vita del Milaninter HC si spegne nell’arco di una sola stagione. Nel 1980/81 lo sponsor Argo, seguito da un buon numero di giocatori milanesi, trasferisce bastoni, dischi e bagagli a Varese. La prima squadra cittadina torna a essere l’HC Milano impegnato nel campionato di serie C e in Svizzera nel girone ticinese di Terza divisione concluso al primo posto.
Per due stagioni il Milano si aggiudica il primo posto nel girone lombardo (nel 1981/82 c’è anche l’Aosta) di serie C, accede alle fasi finali classificandosi al quarto e al terzo posto. Sono anni difficili per l’hockey milanese, dimenticato e costretto a giocare le partite interne al centro sportivo Saini, pista discussa e sotto accusa fin dalla sua inaugurazione.
Nel 1982/83 il Milano sale in serie B. Il salto di categoria è favorito dal ritorno del torneo cadetto alla formula dei due gironi geografici. Il presidente del club è Renato Massa, eletto all’unanimità per aver procurato uno sponsor da trenta milioni di lire: Tavola Arbre Magique.
Il girone occidentale di serie B ha nel Como e nel Valpellice inarrivabili protagonisti. Il giovane Milano del Saini arranca nelle posizioni di coda, subisce molte reti, fa pochi punti, ma esiste, respira. Il problema di tutti i problemi è il palazzetto che non c’è, si accende una speranza quando il comune destina un’ampia zona del quartiere Giambellino a servizi pubblici e viene avanzata una richiesta per edificare in quello spazio un palazzo del ghiaccio. Il presidente dell’allora consiglio di zona 17 è favorevole, i tempi sono lunghi; se son rose fioriranno.
La svolta avviene nel 1985. Luigi Grossi, presidente del Milano, ottiene un appuntamento con Giuseppe Cabassi che, all’oscuro del veto posto dalla Frigoriferi Milanesi, promette di rimediare per la stagione 1985/86. La proprietà del Palazzo del ghiaccio con l’intervento di Giovanni Cabassi e di Massimo Moretti (amministratore delegato della Frigoriferi Milanesi) è direttamente coinvolta nella gestione della società, mettendo sul piatto centoventi milioni di lire e favorendo il ritorno a Milano di Kim Gellert in qualità di giocatore/allenatore.
Il torneo cadetto torna al girone unico, dieci le partecipanti. Il Milano conclude al terzo posto dietro a Renon e Como. Gellert si infortuna a metà campionato, salta diverse partite e il gap di punti con le prime due diviene incolmabile. Infruttuoso anche l’arrivo di Rocky Pagnello per la fase finale tra le prime sei della regular season. Positivo l’ingresso di Alvise di Canossa con lo sponsor Saimex, una ventata di ottimismo per il futuro, confermata da una mirabile campagna acquisti per il torneo 1986/87.
La ciliegina sulla torta è rappresentata dall’acquisto di Tony Fiore, miglior realizzatore in serie A l’anno prima. Essendo stato confermato Rocky Pagnello, per poterlo utilizzare serve la concessione della naturalizzazione a Kim Gellert, la cosa non avviene e Fiore viene prestato all’Alleghe a massimo campionato già cominciato. Il campionato si decide all’ultima giornata del girone finale, la sfortuna vuole che Pagnello si procuri una distorsione alla caviglia in allenamento e Gellert è costretto a rivoluzionare le coppie difensive. Il Milano sale a Cavalese con un punto di vantaggio sui padroni di casa: il Fiemme di Steve Stoyanovich…
La delusione per la mancata promozione è enorme, non resta che riprovarci. Saimex aumenta il budget, il coach è Ron Ivany e il roster 1987/88 è da serie A. Per arrivarci dovrebbero bastare George Cava, Mario Cerri, Tony Fiore, Hannes Larcher, Aurelio Manaigo e Luigi Zandegiacomo, ma la sorpresa la fornirà Andrea Tovo da Torino, piazzato davanti alla gabbia nelle partite decisive. A differenza della stagione precedente la formula del torneo prevede i play-off tra le prime quattro. Il Gardena sorpassa il Milano nella seconda fase e si garantisce il vantaggio del fattore campo. Le due squadre si ritrovano in finale, il Gardena vince la prima (3-1), perde la seconda al Piranesi (1-9) e si arrende a Ortisei in gara tre (1-3): il Milano è in serie A.
Finalmente Milano avrà un nuovo Palazzo del ghiaccio, l’artefice di quella che può essere definita tranquillamente un’impresa è Renato Massa ex presidente dell’HC Milano. A livello di impiantistica, per come andranno le cose in futuro, il palazzetto di via dei Ciclamini risulterà di vitale importanza soprattutto per l’hockey su ghiaccio cittadino.
Il vecchio Palazzo del ghiaccio di via Piranesi riassapora la serie A.
Anno | Campionato | Coppe Europee |
1979-80 MilanInter Hc | Serie B – 4° | nd |
1979-80 Hc Milano | Serie C – 4° | nd |
1980-81 Hc Milano | 3°div CH – 1° | nd |