Presidente | Mario Mauprivez |
Allenatori | Egidio Bruciamonti ed Enrico Calcaterra |
Malgrado la guerra sia sempre più “padrona” del mondo, nell’autunno del 1942 riprendono regolarmente tutte le competizioni sportive. Venerdì 23 ottobre riapre il Palazzo del ghiaccio, ma solo per gli atleti. Il CPAM commemora la morte in combattimento di Filippo Dubini e la sorella Anna per ricordarlo metterà in palio una coppa. L’AMDG si sgranchisce i muscoli agli ordini di Egidio Bruciamonti ed Enrico Calcaterra.
Ruolo | Giocatori presenti al primo allenamento. |
P | Nessun portiere. |
D | Luigi Bestagini, Giancarlo Bucchetti, Franco Rossi. |
A | Renato Besostri, Carlo Bulgheroni, Guido Coppini, Ignazio Dionisi, Vincenzo Fardella, Umberto Gerli, Aldo Marazza. |
Maggiore il numero dei giovani, non c’è nemmeno un portiere, Federici e Innocenti saranno a Milano tra una settimana. Il giorno dopo tocca al pubblico che può accedere scegliendo tra due turni.
Accesso al Palazzo del ghiaccio dal 24 ottobre 1942 | Orari |
Primo turno | 14,00 – 18,00 |
Secondo turno | 20,45 – 23,15 |
Verso le 18,00, proprio mentre si avvicina l’orario di chiusura del primo, le sirene allertano Milano dell’imminente pericolo di un attacco aereo. Trascorrono una manciata di minuti e le bombe cominciano a cadere sulla città che mai era stata presa di mira alla luce del sole. Gli aerei alleati ripetono l’incursione anche durante la notte. Gli ordigni non risparmiano nessun quartiere: chiaro è l’intento di colpire obbiettivi civili. Distrutti dal terribile bombardamento decine di edifici, danneggiati ospedali, scuole, chiese, persino il carcere di San Vittore, devastante l’effetto delle bombe incendiarie. Bersagliata anche la linea ferroviaria che corre nelle vicinanze del Palazzo del ghiaccio. “L’Ambrosiano” stila una lista di 140 morti e centinaia di feriti. i milanesi comprendono che la città non è più sicura, comincia lo sfollamento.
Il Piranesi riapre dieci giorni dopo i terribili bombardamenti, sono state sostituite tutte le vetrate andate distrutte. Modificati gli orari d’ingresso.
Accesso al Palazzo del ghiaccio dal 4 novembre 1942 | Orari |
Primo turno | 9,30 – 12,00 |
Secondo turno | 14,00 – 18,00 |
Le notizie di hockey da “La Gazzetta dello Sport” riguardano i match del campionato svizzero e la tournée del Davos in Svezia. A Milano si allenano solo i giovani. In conseguenza dell’amnistia sportiva concessa dal presidente del CONI Manganiello in occasione del XX anniversario dell’avvento del fascismo, viene riqualificato Augusto Gerosa. Adesso che ci sarebbe il portiere, non c’è più la squadra. Il 1942 del Palazzo del ghiaccio si chiude con un Gala di pattinaggio artistico, ospite la campionessa tedesca Lydia Veicht.
Dall’intensificarsi dei bombardamenti e dalle notizie portate dai reduci dai vari fronti si intuisce che le cose vanno sempre peggio. I quotidiani minimizzano sulle perdite e danno risalto al numero di aerei nemici abbattuti e al tonnellaggio di navi affondate. Dopo l’Epifania del 1943 Costanza Vigorelli, Grazia Barcellona, Mariuccia Gillmeister e Carlo Fassi del CPAM si trasferiscono per un allenamento collegiale a Seefeld, mentre la FISI è costretta a declinare l’invito rivolto dalla Federazione tedesca alla Nazionale di hockey per il torneo di Klagenfurt. Le difficoltà che incontrano gli sportivi in odore di leva si evidenziano a metà gennaio, quando per carenza di partecipanti vengono annullati i campionati di velocità su ghiaccio. A Bardonecchia si presentano solo in tre: Giorgio Cattaneo (Borletti Milano), Angelo Piccaluga ed Emanuele Martinengo (GUF Milano). Le sole notizie di hockey entro i nostri confini giungono da Asiago e Vipiteno. In via Piranesi il pattinaggio ha rubato la scena al disco su ghiaccio, a fine mese un buon pubblico assiste ai campionati nazionali.
Incredibile ma vero in febbraio torna in pista l’AMDG. Egidio Bruciamonti porta una squadra composta da giovani elementi a Bolzano e Ortisei. Guidate da Aldo Federici le matricole crescono bene e superano in due partite una selezione dei migliori giocatori della provincia bolzanina nelle cui file ritroviamo Otello D’Apollonia.
1943 | Luogo | Partite amichevoli. |
7 febbraio | Ortisei | Sel. Prov. Bolzano-AMDG 2-4 |
10 febbraio | Bolzano | Sel. Prov. Bolzano-AMDG 1-4 (0-0; 1-1; 0-3) |
Nel fine settimana successivo i bolzanini restituiscono la visita e, con la partecipazione dell’Asiago, al Piranesi va in scena un mini torneo. Il Palazzo ne approfitta per riproporre, in semplice chiave nazionale, il duplice spettacolo hockey-pattinaggio con gli atleti dell’artistico che si sfidano nella coppa AC, competizione aperta a tesserati di qualsiasi età, sesso e categoria e basata sulle prove dell’otto, del cambio filo e di tre minuti di libero. Prevarrà Carlo Fassi precedendo in classifica per un solo centesimo di punto Carla “Toti” Bellinzona. Fassi che per tutti è “Carlino” ha un gran talento, ma sulle pagine de “La Gazzetta dello Sport” viene rimproverato da Lina Castelli, perché nel libero ha voluto strafare rischiando di rovinare tutto!
Milano, 13 e 14 febbraio 1943 – Torneo di hockey |
Semifinali |
AMDG squadra B-Asiago 5-2 |
AMDG squadra A-Sel. Prov. Bolzano 11-3 |
Finale |
AMDG-Sel. Asiago e Prov. Bolzano 12-1 |
La giornata sportiva si chiude con le prime ombre della sera, alle 21,30 il preallarme ricorda alla città che i giorni dell’angoscia sono lungi dal volgere al termine. Milano subisce un altro devastante bombardamento, rovine e macerie ovunque, quasi 150 morti, cinquecento feriti, migliaia i senza tetto, le scuole chiuse a tempo indeterminato. Questa è la domenica che mette fine alla prima parte di storia dell’hockey su ghiaccio in via Piranesi. Nessun quotidiano pubblica notizie sullo stato del Palazzo, ma è palese che gli attacchi aerei degli alleati hanno messo “fuori uso” l’impianto di Porta Vittoria. Dal primo marzo vengono sospese tutte le attività internazionali dello sport italiano. La resa italo-tedesca nel mese di maggio in Nordafrica e la conquista della Sicilia in estate da parte degli alleati, oltre a dar da intendere che le sorti del conflitto sono segnate, interpongono ostacoli insormontabili alla normale prosecuzione di ogni attività sportiva, senza dimenticare i continui bombardamenti che sconvolgono le nostre città. Terribile quello su Milano a metà agosto del 1943.
Con l’armistizio dell’8 settembre l’Italia si spacca in due. Nel settentrione la Repubblica Sociale di Salò affianca l’esercito tedesco e continua la guerra contro alleati e truppe partigiane. I quotidiani danno spazio al campionato di calcio che si svolge con una formula a gironi e ad altre sporadiche manifestazioni sportive, quando si riesce a organizzarle. Una di queste vede protagonista un giovane che nel dopo guerra diventerà un gran giocatore di hockey su ghiaccio: Mario Bedogni. Nato rotellista, velocità e hockey, aveva calzato i pattini con le lame nel gennaio del 1942 partecipando ai campionati italiani di velocità a Bardonecchia, specialità dei 500 metri. Nell’ottobre del 1943 a Trieste Bedogni si aggiudica il titolo italiano di pattinaggio a rotelle sulla distanza dei 50 km.
Malgrado la limitata preparazione, per praticare lo sport che più amano, i pattinatori del Circolo Pattinaggio Artistico di Milano non demordono e nel febbraio del 1944 “emigrano” a Gravellona Toce dove un folto pubblico assiste alla loro esibizione. Lo spettacolo “de quèi del palagiazz de Milan” è di una semplicità essenziale, quanto basta per allietare il fine settimana di gente che ogni giorno deve fare i conti con una paura e un’angoscia figlie di una guerra che continua ancora più feroce e senza esclusione di colpi.
Sono passati venti anni e mezzo da quel 3 febbraio del 1924, quando per la prima volta si giocò a Milano una partita di hockey, tra quei ragazzi c’era anche Guglielmo Jervis, uno di quelli che giocarono la prima Spengler del Milano. L’anno seguente si laurea in ingegneria, fa la sua ultima apparizione nel dicembre del 1928 nella partita con lo Chamonix. Una bella famiglia, una brillante carriera all’Olivetti e poi dopo l’8 settembre sui monti, nei reparti di Giustizia e Libertà, diventa il partigiano Willy. Fermato l’11 marzo per un controllo a Bibiana (TO), gli trovano dei documenti “compromettenti”: è la sua fine. Il 5 agosto viene fucilato con altri quattro partigiani a Villar Pellice, dopo lo impiccano. In una tasca ha una piccola Bibbia e una pagina riporta: – Non piangetemi, non chiamatemi povero, muoio per aver servito un’idea-.
Nel novembre del 1944, in un clima da resa dei conti, toccherà all’ex presidente del CONI Manganiello cadere sotto i colpi degli antifascisti. L’anno che segue per pattinare bisogna attendere che gelino la patinoire di Masnago e le piccole insenature dei laghetti del varesotto. Il 14 gennaio del 1945 il Raduno Pattinatori Varesini organizza in città un’esibizione del CPAM.
La domenica successiva il piccolo mondo sportivo che per cause di forza maggiore non può frequentare il Palazzo del ghiaccio si trasferisce a Ghirla. Questa volta con i pattinatori c’è anche l’AMDG, avversario il CP Varese. Hanno la meglio i milanesi per 4-2 (“La Gazzetta dello Sport” fa confusione con i parziali”), gran tifo ai bordi del laghetto, a grande richiesta si chiede la rivincita.
Nonostante le condizioni poco buone del ghiaccio, le due compagini si riaffrontano l’11 febbraio a Masnago e questa volta la partita è vera, i tempi sono tre. Partita vivace ben diretta da Imboldi, pubblico soddisfatto: peccato che l’inverno volga al termine.
Masnago, 11 febbraio 1945 – Partita amichevole. |
CP Varese-AMDG 4-7 (0-2; 2-3; 2-2) |
CP Varese: Mazzuchelli; Fasoli, Bianchi; Riboldi, Metelerkamp, Castelbarco; Furigo, Cassani. |
AMDG: Guarnerio; Busser, Callegari; Martinengo, Gerli, Bulgheroni. |
Reti: 1°t. Gerli e Bulgheroni. 2°t. Metelerkamp, Gerli, Bulgheroni, Martinengo, Metelerkamp. 3°t. Castelbarco, Riboldi, Gerli, Gerli. |
Arbitro: Imboldi. |
L’ultimo atto dell’epopea dell’hockey milanese prima della fine della guerra va in scena sul raffazzonato ghiaccio della periferia varesina. L’ouverture in pompa magna del lontano 1923, ridondante di ottimismo e spensieratezza, lascia il posto al semplice panorama domenicale offerto dalla pista di Masnago. Quasi un ritorno alle origini, ai tempi in cui per i milanesi la sola possibilità di divertirsi sul ghiaccio era usufruire delle patinoire naturali dei laghetti del varesotto. La genuina passione degli sportivi del febbraio del 1945 è pari a quella dei loro antenati, ma con la guerra sull’uscio di casa il loro stato d’animo è lontano anni luce da quello di chi li ha preceduti. Milano ha goduto dell’enorme vantaggio di essere l’unica città dotata di una pista artificiale, ma a riguardo del mancato sviluppo impiantistico va evidenziato il negativo comportamento di una Federazione troppo lontana dagli sport del ghiaccio, incapace di realizzare una pista artificiale che fosse una. Le specialità del ghiaccio, conglobate nella FISI, non hanno mai goduto di seria considerazione, per palazzi e piste tante parole e nessun fatto, assolutamente tardivo l’interesse della classe imprenditoriale di quella città, Torino, che per prima aveva introdotto l’hockey su ghiaccio in Italia. Caduti nel vuoto gli appelli dei giornalisti de “La Gazzetta dello Sport” Gaetano De Luca, Erberto Levi e Luigi Grassi che nel corso del ventennio con i loro articoli avevano più volte indicato la vera questione del problema. Un grosso peccato. Negli anni che precedono la seconda guerra mondiale l’hockey su ghiaccio è tra gli sport di squadra, dati di affluenza sugli spalti alla mano, secondo solo al calcio e non a caso nella stagione 1934/35 si gioca una vera e propria Coppa Europa per club. Solo le difficoltà economiche che colpirono il Vecchio Continente non ne consentirono lo svolgimento di nuove edizioni.