“Abbiate speranza. È in coma ma il suo cuore è forte!”
Se a curare l’hockey milanese ci fosse un medico probabilmente direbbe questo, forse solo per consolarci. La realtà dei fatti è che di hockey si parla sempre meno, anche se sarà lo sport olimpico più praticato in città tra soli tre anni. Certo, solo perchè “dovrebbe” essere più semplice costruire un palazzo del ghiaccio nuovo piuttosto che una pista da sci. L’hockey non interessa quasi più a nessuno: è una constatazione.
Un secolo fa a calzare pattini e impugnare bastoni era la Milano bene. Quelli che investivano tempo e denaro in una passione sportiva che fosse l’hockey, il tennis, l’alpinismo, poco importava cosa, l’importante era divertirsi e creare un club, un circolo, riunire un gruppo di amici. Da allora l’hockey su ghiaccio è vissuto, tra alti e bassi, sul mecenatismo di qualcuno che ci ha messo il “grano” e sugli appassionati, praticanti o meno, per cui l’odore del ghiaccio era come il miele per Winnie the pooh. Nel mondo che cambia le aziende finiscono in mano a questo o a quel fondo, gli imprenditori massimizzano i profitti e sono sempre meno quelli propensi ad investire in un giocattolo sportivo, figuriamoci in uno sport a zero visibilità.
Agli appassionati non resta che sognare: che Di Canossa torni per la quarta volta in pista? Che Armani allarghi i suoi interessi sportivi? Che Rivetti si stufi del Modena calcio e torni ad una vecchia passione? Che qualche imprenditore svizzero convinca i dirigenti della National League che una squadra a Milano darebbe ulteriore appeal internazionale al campionato d’oltralpe?
Difficile di questi tempi riporre aspettative nella KHL: si potrebbe forse fare leva sugli americani dicendo che i russi ci volevano “regalare” il grande hockey?
Ci eravamo ripromessi di festeggiare il centenario dell’hockey milanese completandone la storia sulle nostre pagine: siamo in ritardo sulla tabella di marcia, manca solo un anno, ma che cosa ci raccontano le ultime stagioni assolutamente non in linea con quello che questa tradizione merita?
Forza vecchio cuore rossoblu era un coro degli anni 90. Per chi come noi ne ha visti di tutti i colori la speranza è che attorno a quel cuore si ricostruisca qualcosa che possa tornare a vivere.
Speranza sempre più flebile purtroppo.
Anni fa qualcuno scriveva al Forum che “Nessuna notte è tanto lunga da impedire al sole di risorgere” aggiungendo, convinto, “E noi risorgeremo!”. Quelle certezze, oggi, non le abbiamo più, tutt’altro.
Ma l’augurio è sempre che ci sia qualcuno in grado di darci ancora la possibilità di “rivedere la maglia”, almeno quello, cancellando le scorie del passato più recente.
Nell’attesa, comunque:
Buon compleanno hockey milanese!