Con il ritorno alla vittoria del Davos si è conclusa lo scorso 31 dicembre l’edizione del centenario della Spengler Cup. La prima partita si giocò infatti nella giornata di Santo Stefano nel lontano 1923 e da allora si sono disputate ben novantacinque edizioni. L’idea di istituire la competizione fu di Carl Spengler, medico di fama internazionale, appassionato di sport invernali e tra i fondatori dell’Hockey Club Davos nel 1921. La prima “volta” del torneo vide protagoniste, con i padroni di casa, le formazioni universitarie di Oxford e Cambridge, i tedeschi del Berliner Schlittschuhclub e gli austriaci del Vienna Eislauf Verein. Vinse Oxford, all’epoca una delle formazioni più forti del continente. Fino al 1979 la manifestazione si svolse sulla pista di pattinaggio all’aperto, sulla cui superficie furono protagoniste per decenni le squadre milanesi. La prima partecipazione fu quella del 1924: il neonato Hockey Club Milano affrontò l’Akademischer Zurigo, l’Oxford e il Madrid. La formazione milanese era allenata dal francese Leon Quaglia e fu sconfitta in tutti e tre gli incontri riportando il poco lusinghiero record di zero gol fatti a fronte dei ventisette subiti. L’hockey era agli albori della sua storia, quello meneghino in particolare era totalmente impreparato ad affrontare squadre già più strutturate. È giusto comunque ricordare gli uomini che si “buttarono” in quell’avventura: Greco, Emilio e Guido Botturi, Trippi, Jervis, Trovati e Sancassani.
Dopo alcuni anni di assenza i milanesi tornarono a Davos nel 1928. La crescita della squadra era evidente nel gioco e nei risultati. Sul ghiaccio scesero questa volta Calcaterra, Roncarelli, Bianchi, Trovati, Scotti, Redaelli, Giulio Covo e Baroni.
Perso l’incontro inaugurale con i canadesi di Parigi per 1-0, il Milano ottenne il 29 dicembre il primo storico successo nel torneo contro l’Università di Oxford: 3 a 1 il finale per i neri milanesi! La successiva sconfitta contro Berlino per 2 a 0 relegò la formazione allenata dall’oriundo Roncarelli alla finale valida per il terzo posto, persa con il medesimo punteggio di 2-0 contro il Riessersee.
Nel 1929 I risultati non furono altrettanto soddisfacenti. Pesò senza dubbio l’assenza di Roncarelli, così dopo l’iniziale pareggio 3-3 contro il Davos II arrivarono le sconfitte contro Cambridge e quindi contro la LTC Praga, capace di superare in seguito i padroni di casa nella finalissima. Da segnalare l’esordio nella competizione dei giovani Mussi, Dionisi e Venosta.
Nel 1931 la quarta partecipazione al prestigioso torneo. L’ esordio fu con il Davos padrone di casa. Primo tempo da raccontare ai posteri con il vantaggio milanese firmato da Dionisi e Botturi.
I grigionesi tuttavia ribaltarono il punteggio nell’ultimo parziale, praticando un gioco maschio che mise in difficoltà gli uomini di Roncarelli, ormai esausti. La successiva sconfitta con il Riessersee costrinse il Milano a giocare un ulteriore incontro contro l’Akademischer Zurigo, vinto 2-0. La partita fu disputata sui due tempi, pertanto non venne considerata ufficialmente ai fini della classifica finale. Nel 1934 furono i Diavoli Rossoneri ad essere invitati a Davos. La squadra, ex Excelsior, operò sul mercato nazionale ed internazionale allestendo una formazione molto competitiva anche grazie al contributo economico del Milan calcio. Spiccavano gli acquisti dei fratelli tedeschi Geri e Rudi Ball, del canadese Grant e dell’oriundo Mario Zucchini. Dal Milano poi arrivarono gli ormai esperti Trovati, Dionisi e Scotti. L’esordio, il 28 dicembre, si giocò con i padroni di casa del Davos, guidato dalla “ni-sturm” formata dai fratelli Cattini e da Bibi Torriani, autore dell’iniziale vantaggio svizzero. Toccò quindi a Scotti pareggiare nel corso del terzo tempo riaprendo così il sogno di accedere alla finale. Per centrarla i Diavoli superarono Cambridge con il risultato di 12-1, ottenendo una miglior differenza reti rispetto ai grigionesi. Grazie alle marcature di Grant e Maiocchi, i rossoneri sconfissero poi Oxford, aggiudicandosi la Spengler Cup.
Incredibilmente il successo fu bissato nel 1935: percorso netto nel girone di qualificazione superando 5-0 lo Zurigo, 7-0 l’Università di Cambridge e 4-0 la seconda formazione del Davos. La finale contro gli organizzatori del torneo fu avvincente e combattuta. I Diavoli passarono in vantaggio con Poirier. Ferdi Cattini e Bibi Torriani ribaltarono il punteggio prima che un discusso gol di Hayes fissasse il punteggio sul 2-2 che chiuse i tempi regolamentari. Il Davos, per protesta, si rifiutò di proseguire l’incontro. Gli arbitri inglesi Cowan e McLennon decisero di “scodellare” ugualmente il disco dopo alcuni minuti di attesa permettendo a Rudi Ball di realizzare a porta vuota il 3-2 che valse la vittoria finale, dando contemporaneamente il via alle vibranti proteste dei tifosi di casa.
A partire dalla stagione successiva, a causa del divieto della federazione italiana di tesserare giocatori stranieri, le squadre milanesi furono fortemente ridimensionate e ai Diavoli fu di fatto impedito di difendere la coppa. Il difficile contesto internazionale portò poi alla sospensione del torneo nel 1939 e il 1940 così il ritorno di una squadra milanese a Davos coincise con la settimana internazionale del ghiaccio giocata a fine dicembre 1949. Per la terza volta dalla sua istituzione non vi era tuttavia in palio la Coppa Spengler. I milanesi furono sconfitti dal Davos e dal Gota di Stoccolma confermando le difficoltà incontrate nel dopo guerra ad avviare il necessario ricambio generazionale. Nel 1950 i Diavoli riuscirono invece ad allestire una squadra altamente competitiva. Le prestazioni di inizio stagione valsero loro l’invito al torneo. In particolare era la prima linea d’attacco, composta da Martini, Domenico e Girard, a dare spettacolo. Superato il Fussen per 9-1 i Diavoli sconfissero anche l’Aik Solna per 6-3 e quindi il Losanna per 4-1. Furono ben nove le reti siglate da Orville Martini nei primi tre incontri: inutile dire che le squadre di tutta Europa misero gli occhi su di lui. Nella finale contro il Davos, giocata davanti a 4000 spettatori, arrivò così il terzo successo rossonero in altrettante partecipazioni: Martini, Girard e Ott siglarono le reti che valsero il 3-2 finale.
Agli ordini di coach Bestagini c’erano i seguenti giocatori: Fresia, Ott, Potoucek, Mattavelli, Beaulne, Domenico, Girard, Martini, Rowse, Federici e Bedogni. L’edizione 1951 vide il torneo al via con una nuova formula: sei formazioni divise in due gruppi da cui sarebbero uscite le finaliste. Ai rossoneri toccarono il Fussen e il Davos. Dopo l’iniziale successo contro i tedeschi, i milanesi furono sconfitti dai padroni di casa per 6-3. La successiva vittoria 4-1 contro lo Zurigo valse così solo il quinto posto. Nel 1952 nuova partecipazione rossonera. I Diavoli si presentarono a Davos con un organico ridotto: ne conseguirono due sconfitte contro Zurigo per 12-2 e contro il Preussen Krefeld per 9-8 malgrado la cinquina di reti siglata da Roy. Nel 1953 tornò protagonista il Milano, che giocava ora in maglia nerazzurra a causa del “gemellaggio” con l’Inter Football Club. A distanza di ventidue anni della prima partecipazione i milanesi trionfarono. Dopo aver superato 6-3 il Neuchâtel Young Sprinter con un “poker” di Dennison, i nerazzurri vinsero anche con il Fussen per 5-3 grazie alla doppietta del forte canadese e alle reti di Crotti, McGeorge e Gioia, qualificandosi come favorita per la finale. Il pronostico fu quindi rispettato contro il Davos, grazie alla vittoria per 10-6 ottenuta con le marcature del solito Dennison (5), alle doppiette di McGeorge e Crotti e alla rete dell’oriundo Gioia. Furono così Bolla, Fontana, Frapporti, McGeorge, Demers, Dennison, Gioia, Branduardi, Agazzi, Crotti, Gerli a iscrivere i propri nomi nella storia del torneo.
La successiva partenza del fuoriclasse canadese venne compensata dall’arrivo di George Beach che con Cupolo e Hardy formò la nuova prima linea nerazzurra. L’edizione 1954 si trasformò per il Milano-Inter in una marcia trionfale. Le vittorie 16-1 contro il R.a.f. Canadians, per 13-1 contro il Davos e 5-0 contro il Fussen valsero un nuovo trionfo firmato da questi giocatori: Bolla, Montemurro, Bedogni, Bucchetti, Guccione, Hardy, Beach, Cupolo, Agazzi, Branduardi, Crotti e Gerli.
La successiva edizione fu inevitabilmente condizionata dall’appuntamento olimpico. La federazione decise di non organizzare il campionato in vista di Cortina 1956. Arrivarono in Italia diversi giocatori dalla doppia nazionalità divisi tra le varie formazioni italiane impegnate in diversi test amichevoli. In occasione della Spengler Cup i migliori confluirono nel Milano. Tuttavia la mancata amalgama tra loro, l’assenza di stranieri e le difficili condizione meteo del primo incontro disputato contro il Davos, terminato 1-1, resero questa partecipazione decisamente sotto le aspettative.
Seguirono infatti due sconfitte contro la Stella Rossa Brno ed il Fussen. La successiva partecipazione è datata 1957, in occasione della 31° edizione, visto che nel 1956 il torneo non fu disputato. Il MilanInter fu inserito in un girone con il Tigrene Oslo e la Stella Rossa Brno. Dopo aver superato i norvegesi i rossoneriazzurri uscirono sconfitti nel match contro i cecoslovacchi per 4-2. L’iniziale vantaggio firmato da Macchietto e Crotti aveva illuso i milanesi convinti di poter accedere nuovamente alla finalissima.
Il 1958 vide l’esordio dei nuovi Diavoli Milano, formazione nata dalle ceneri dei Diavoli Rossoneri e dell’Hockey Club Milano Inter entrambe alle prese con problemi economici dopo la chiusura delle rispettive partnership con i club calcistici. Dopo aver superato il Forshaga per 10-5, i milanesi avrebbero dovuto giocare contro i padroni di casa, match non disputato a causa del maltempo. Vincendo contro l’A.C.B.B Parigi per 7-6 e contro il Mannheim per 7-4, i Diavoli conclusero il torneo imbattuti al pari del Davos.
Si rese pertanto necessario il recupero dell’incontro saltato, spostato per ragioni di calendario al 27 gennaio. Senza Coletti e Guccione tuttavia i Diavoli furono sconfitti dai padroni di casa raggiungendo un pur onorevole secondo posto.
La “spedizione” del 1959 non fu altrettanto positiva: i Diavoli uscirono dal torneo con quattro sconfitte in altrettanti incontri. In un hockey che cambiava i milanesi si presentarono con un roster numericamente più corto degli avversari. Le non perfette condizioni fisiche di due giocatori come Branduardi e Agazzi poi, non agevolarono senz’altro i biancorossi. La successiva partecipazione fu decisamente più positiva. Gli uomini allenati da Federici pareggiarono l’incontro inaugurale contro il Davos venendo raggiunti solo a pochi secondi dal termine. Le vittorie ottenute contro il Visp e l’Hammarby furono invece intervallate dalla sconfitta contro l’ACBB Parigi, capace di bissare il successo della stagione precedente. Si sarebbe ripetuto pure nel 1961, riuscendo così a vincere definitivamente il trofeo, impresa solo sfiorata dalle due milanesi. Decisiva in tal senso la sconfitta 5-2 del Fussen proprio contro i Diavoli, con Ernesto Paracchini, autore di una doppietta al pari di Dino Leggio, sugli scudi. Nulla da fare in occasione degli altri tre incontri persi rispettivamente contro l’ACBB Parigi, il Forshaga e il Davos. Si trattò dell’ultima partecipazione di una squadra milanese alla Spengler Cup. Un’altra epoca, un torneo diverso rispetto a quello odierno, capace di essere dopo cento anni un evento sempre più internazionale, capace di attirare pubblico da ogni parte del mondo e, ad oggi, secondo evento sportivo per importanza disputato in terra elvetica dopo il torneo ATP di Basilea, e per questo capace di attirare sponsorizzazioni milionarie e decine di migliaia di spettatori.
Un torneo con regole non troppo diverse da quelle istituite all’inizio della sua avventura, un “Winter Classic” antico e moderno allo stesso tempo. Un torneo in cui Milano è stata rappresentata da una propria squadra diciassette volte riuscendo a riportare la vittoria finale ben cinque volte.
Per questo pensiamo di essere nel giusto affermando che quella della Spengler Cup sia una storia anche milanese…