L’ultimo degli Highlander


Ernesto Paracchini detto “Il Paracca”, milanese di Porta Venezia, nato il 28 marzo 1941.
Inizia a calcare il ghiaccio del Piranesi per puro divertimento, accompagnando il fratello più grande Mario, giocatore della Bocconi. Il primo a chiedergli di provare con l’hockey è Vittorio Bolla: a Ernesto piace, si diverte, così, seguendo le orme del fratello, si tessera per l’Hc Bocconi, squadra che ai Diavoli ha già regalato “il Brandina”. Il suo primo ricordo di quest’epoca lontana riguarda gli spogliatoi, situati in uno scantinato a cui si accedeva tramite una botola: roba d’altri tempi.
Ernesto fin dagli allievi mostra tutte le sue capacità, mettendo a segno decine di reti specialmente quando le stecche della Bocconi incrociano quelle delle altre formazioni milanesi. L’esordio in prima squadra, non poteva essere altrimenti, avviene in un derby contro la seconda dei Diavoli Rossoneri. Siamo nel febbraio 1953, quando, neanche dodicenne, figura tra i bocconiani vincitori 7-6.

La sua attività continua però prevalentemente negli allievi. Nel 1955 i milanesi si qualificano per la fase finale. Dopo l’iniziale sconfitta contro gli Amatori, giocata al Piranesi, bocconiani e amatorini partono alla volta di Ortisei dove si disputano gli altri incontri validi per l’assegnazione del titolo. Per la squadra di Paracchini, alle prese con la defezione dei propri goalie, arrivano due pesanti sconfitte. Vince l’Ortisei, squadra che può vantare un buon numero di giocatori già pronti per la massima serie. La categoria allievi, mancando in Italia quella juniores, accoglie infatti nel suo campionato tutti i giocatori under 18 creando grossi squilibri tra le formazioni.

1955. Allievi Bocconi a Ortisei. A destra, sdraiato, il giovane Paracchini

Nel 1956 Vittorio Bolla, ancora lui, lo convince a passare al Milan-Inter Hockey Club. Le resistenze di Coppini, presidente della Bocconi, valgono una reprimenda per il portiere e un pizzico di delusione per il giovane attaccante.

A testimonianza del fatto che Bolla ci ha visto giusto le cronache riportano i pesanti successi di Paracchini e compagni proprio contro i ragazzi del Milan-Inter: 4 gol per Ernesto nelle gare vinte 20-0 e 24-0 con Leonardo Carmignani, in linea con lui, autore di ben 27 reti.

La stagione successiva tocca proprio ad Ernesto prenderne il posto nei tabellini degli incontri alla voce marcatori. Nel doppio confronto con il Milan-Inter arrivano ancora due nette vittorie per 14-1 (11 gol per Ernesto) e 7-0 (tripletta). Con lui in quella formazione allievi militano altri due futuri Diavoli come Guido Radaelli, l’amico di una vita, e Luciano Nucci. Con gli Amatori le gare sono più equilibrate ma i “bocconiani” perdono sempre di misura. Nella stagione 1958-59 arriva la prima rete tra i “grandi” in occasione di una trasferta a Briancon il 14 febbraio, dove il giorno successivo subisce un infortunio alla caviglia che lo costringe allo stop.

Foto in maglia Bocconi

Con gli allievi conferma di avere dei conti in sospeso con quelli che da questa stagione sono diventati i Diavoli. Il 17 dicembre mette a segno tutti i cinque gol della vittoria sui biancorossi per 5-1, tre giorni dopo addirittura sei nella vittoria 12-3 contro gli Amatori. Queste prestazioni gli valgono la convocazione proprio dei Diavoli per la Spengler Cup: incredibile! Fa così il suo esordio al fianco dei mostri sacri dell’hockey milanese, il trio Piranesi, Bolla, Bedogni. Pochi minuti di gioco, a dire il vero, ma solo perchè i Diavoli puntano a vincere la coppa, persa nello scontro diretto giocato contro il Davos il 27 gennaio con i biancorossi falcidiati dagli infortuni. Di quell’avventura, a distanza di anni, le ossa che ghiacciano ancora al pensiero del gran freddo e il ricordo di un body-check nel match con il Mannheim ERC: “Al tedesco ho fatto fare proprio un bel volo” racconta.

Spengler 1958: Paracca il primo in basso da sinistra.

Paracchini è ormai nel giro che conta: viene anche convocato nella nazionale allievi. E’ soprattutto grazie alle sue reti che la Bocconi diventa la migliore “cantera” milanese, raggiungendo le finali del campionato (4° posto) e vincendo la 2° edizione della Targa dei Giovani. La stagione successiva, siamo nel 1959-60, passa in pianta stabile a giocare in prima squadra. Si segnala per una tripletta contro gli Amatori, con cui gioca anche alcune partite in prestito. Lo stesso fa con i Diavoli, d’altronde l’attività della Bocconi è piuttosto limitata.
La stagione successiva sembra tutto pronto per il passaggio definitivo ai Diavoli. Compare nella foto di inizio stagione con il numero 15. Qualche amichevole prima del ritorno all’Ambrosiano che ha preso il posto della Bocconi. Paracchini tornerà a vestire nel corso della stagione la maglia dei Diavoli, pur da rinforzo, solo nelle amichevoli. Con l’Ambrosiano si conferma attaccante di razza andando a segno ripetutamente negli incontri disputati.
Aggregato definitivamente ai Diavoli a partire dalla stagione 1961-62 fa il suo esordio in serie A contro il Bolzano il 9 dicembre. La prima rete nel massimo campionato arriva invece il 4 febbraio a Cortina. Conferma le sue doti offensive siglando otto reti in ventotto incontri. Tra queste spiccano le tre di Spengler messe a segno contro i francesi degli ACBB e i tedeschi del Fussen. Proprio i parigini vincono la terza coppa di fila, portandosi a casa il trofeo. Gran merito va all’asso canadese Camil Gelinas. Paracchini va a bersaglio anche nei confronti contro il Cortina, una delle sue vittime preferite, guadagnandosi la convocazione per la nazionale B. Affronta anche la Cecoslovacchia a Milano giocando in linea con Dino Leggio e Alfredo Coletti, gli italo di punta di quel blue team. Finita la stagione parte per il militare. Anche per questo la stagione 1962-63 lo vede poco impiegato in maglia biancorossa: tredici partite, con 3 reti. Oltre agli impegni con la nazionale B gioca con la selezione militare, dividendo l’esperienza, ancora una volta, con Jacky Radaelli.

Nazionale IV Corpo d’Armata: il portiere è Radaelli, alla sua sinistra Paracchini.
Articolo da “L’Adige”.

In campionato balza agli onori della cronaca per un infortunio occorsogli contro il Cortina, quando una bastonata alla testa gli costa un taglio con relativa sutura di quattro centimetri. Giocatore generoso, coraggioso, “motorino” inesauribile: inutile dire che quelle con gli ampezzani diventano le “sue” partite.

Prime cure al Paracca dopo bastonata cortinese.

L’annata successiva comincia in tutt’altra maniera. Gol a raffica nei primi incontri e un crescente impiego anche a causa della minor presenza della linea piranesi. Il bottino finale di quindici reti in trenta partite lo rende una delle principali bocche da fuoco dei Diavoli, che a dire il vero disputano un campionato sottotono. Il 19 novembre arriva poi l’esordio con la nazionale maggiore. Ed è subito gol nella sconfitta contro l’Ungheria in un incontro valido per le qualificazioni mondiale giocato a Genova. È in linea con Branduardi e Crotti, mica male.

Paracchini n. 10

Purtroppo nel ritorno di Budapest gli azzurri non vanno oltre al pareggio e l’Italia viene estromessa dai mondiali gruppo B. Con la maglia dei Diavoli la stagione si conferma in linea con quella precedente. Pur tra mille difficoltà, compreso il famoso “sciopero” dei più giovani, Paracchini disputa ventiquattro incontri mettendo a referto diciassette reti risultando così il quarto marcatore biancorosso alle spalle di Whittal e del duo Branduardi-Crotti. La stagione termina con le due amichevoli della nazionale contro la Jugoslavia. Arriva così la seconda rete in maglia azzurra, il game winning gol nel 5-4 di un incontro durissimo terminato con una rissa generale. Con Agazzi ormai prossimo al ritiro (giocherà ancora una stagione a scartamento ridotto e per lo più in difesa) Paracchini ne eredita il numero nonché lo spazio in attacco, spesso in linea con Crotti e Branduardi. La stagione 1965-66 ne conferma le doti di generosità e le capacità realizzative. Capace di farsi sempre trovare nel posto giusto al momento giusto. È il momento migliore della sua carriera. Con i Diavoli sono sedici reti in 23 incontri. Con la maglia azzurra gioca (e vince) i Mondiali gruppo C di Jesenice. Anche in questo caso il proprio score personale è buono: due gol e 5 assist in 4 incontri.

Paracca in Jugoslavia.

Con una selezione italiana, sostanzialmente la nazionale, affronta anche i sovietici del Krylia Sovetov: pur sconfitti 4-2 gli azzurri si disimpegnano bene. In rete vanno Branduardi e Crotti, la cui linea è completata proprio da Paracchini.

6 dicembre 1965: Rappr. Italiana-Krylya 2-4. Sulla sinistra Paracchini (6), al centro Crotti (8).

In estate si cimenta, come Crotti e Bedogni prima di lui, nell’hockey su pista. Veste infatti per qualche anno la divisa del Lodi.

Articolo da “La Gazzetta dello Sport”.

Nella stagione 1967-68 viene prestato all’Hockey Club Torino, neo promosso in serie A, dove si trasferiscono anche Bryan Whittal, Renato Brivio e Giorgio Rigamonti. Arrivano a Milano un gran numero di giocatori di scuola Alleghe per sostituire i partenti. Per Paracchini le motivazioni che ne giustificano il trasferimento sono per lo più personali: ha infatti da poco avviato una tipografia e avendo strappato un buon ingaggio può affrontare la nuova attività con più certezze. d’altra parte di solo hockey non si vive.

La stagione successiva lo vede autore di 10 reti in 26 incontri, forse un rendimento leggermente sotto le aspettative per un attaccante ormai abituato a vedere il suo nome nei tabellini delle partite. Sconta sicuramente un’annata no per i Diavoli tutti. La nazionale, logica conseguenza, vede affermarsi il blocco cortinese.

Paracca, Renato De Toni e Gallo.
Paracca, Brivio e Giorgio Rigamonti in maglia Torino.

Per il Torino “milanese” arrivano due sconfitte contro i Diavoli: Paracchini, tra i migliori nel primo incontro, si segnala per una “rissa” con Gallo. Memorabili i viaggi sulla tratta Milano-Torino in compagnia di Radaelli. In particolare i ritorni a casa, quando, individuato il camion che trasporta i quotidiani, lo si segue a tutto gas fino a casa. A pigiare sull’acceleratore è Jacky, insospettabile “driver”. Si chiude invece l’avventura con la nazionale. Bestagini, general manager dei Diavoli e CT degli azzurri, non prende bene il suo trasferimento. Forse anche per questo lo “dimentica” in sede di convocazioni. Confermato il prestito per la stagione successiva quando il Torino è retrocesso in serie B. Arriva la vittoria del campionato, in ex-equo con il Brunico. Paracchini va a segno nelle prime due gare, sostanzialmente inutili se è vero che entrambe le finaliste rinunciano alla promozione dopo aver già rinunciato a giocare la “bella” non trovando l’accordo sulla pista dove disputarla.

Durante la stagione 1969-70 “Paracca” fa il proprio ritorno in nazionale. In amichevole contro la Bulgaria sigla anche un gol: è il 27 novembre, sarà la sua ultima gara in maglia azzurra. Il suo score parla di cinque reti in dodici incontri ma sono esclusi dalle statistiche FISG le partite giocate in veste non ufficiale dalle varie selezioni “nazionali”.

Il ritorno ai Diavoli è datato 1970-71. Il precampionato è positivo: in linea con Faranski e Cook fa buone cose, tuttavia il nullaosta del Torino per poterlo tesserare tarda ad arrivare. C’è un accordo con il presidente dimissionario della formazione torinese, frutto di alcune carte scritte al momento del prestito triennale. Le norme federali tuttavia pretendono un nulla osta della società torinese, che non arriva. I Diavoli dal canto loro ritengono di essere nel giusto e mandano a referto Paracchini in tutti i primi sei incontri di campionato. Quando la commissione tecnica sancisce che queste partite siano perse a tavolino, la decisione del presidente Tullio Monzino è irrevocabile: ritiro dal campionato! Seguono giorni di assoluto caos per l’hockey italiano, con le dimissioni di Crotti dalla carica di presidente della commissione tecnica, squalifica di un anno inflitta ai Diavoli con punizioni esemplari anche per Monzino e Federici. Tutto quello che non sarebbe servito all’hockey italiano. Con la stagione così ridotta da segnalare lo score di Paracchini che è di sei gol in undici incontri.

Risolte quindi le problematiche legate al suo trasferimento la stagione 1971-72 vede i Diavoli al via con rinnovate ambizioni. L’arrivo di Morin sembra aver dato nuova linfa ai “vecchi” e maggior coraggio ai “giovani”. La partenza è di quelle sorprendenti: dopo sette incontri i Diavoli sono ancora a punteggio pieno. A Cortina il duro risveglio: gli ampezzani, forti di un roster più lungo, premono sull’acceleratore fin dai primi minuti, poi, nel corso del secondo periodo, Alberto Da Rin mette fuori causa Morin, in seguito ingessato al piede sinistro. Comincia un nuovo campionato, con il canadese in panca ad assistere Federici. Nei successivi incontri arrivano infatti due sole vittorie a fronte di cinque sconfitte. Per i Diavoli, in vista della fase finale, solo il terzo posto. Paracchini garantisce comunque un buon rendimento andando a rete 13 volte in trenta incontri.

Paracca di fianco a Morin.

Le stagioni successive vedono emergere nuove difficoltà per i milanesi, che a fatica e solo all’ultimo momento riescono ad iscriversi alla serie A. Le statistiche disponibili raccontano di 14 reti in 31 partite nel 1972 -73, 5 in 14 nella stagione successiva condizionata da un grave infortunio. Il 2 gennaio 1974 infatti Paracchini si strappa i legamenti del ginocchio sinistro giocando contro il Gardena. Torna giusto in tempo per disputare l’ultima di campionato. C’è tempo per giocare ancora una stagione con i Diavoli, siamo nel 1974-75. Con una squadra quasi in “disarmo” Paracchini mette a segno sette gol in ventisei partite.

Renato Brivio ed Ernesto Paracchini

Con la chiusura si sposta al Turbine in serie B, e agli ordini di Agazzi scala in difesa guidando i più inesperti compagni. Dei gialloverdi diventa il capitano giocando prevalentemente con Crispino e siglando una sola rete contro il Como. Contro il Fassa rimedia pure una penalità partita che gli costa due giornate di squalifica a testimoniare che il temperamento continua a non mancargli. La stagione successiva è tra gli artefici della promozione. Mette a segno nove reti in campionato segnalandosi in particolare per una doppietta contro il Como. Le rinnovate ambizioni dei “nuovi” Diavoli non lo vedono protagonista. Paracca ufficialmente si ritira e viene premiato dal comitato regionale del CONI.

La passione per l’hockey, per l’odore del ghiaccio, è ancora tanta, torna così, nel 1977-78, a rivestire il ruolo di chioccia nei giovanissimi Pinguini di Agazzi e Fonzo serie C. La stagione successiva veste la divisa del rinato Hockey Club Milano, sempre in ultima categoria, sempre allenato dal suo vecchio capitano. Due stagioni prima di appendere figurativamente i pattini al chiodo.

HC Milano 1978/79. Paracca ultimo in basso a destra. Sopra Fonzo. Il primo Aga

Perchè quegli scarponcini con le lame rimangono sempre li a disposizione. L’amore per il ghiaccio non può spegnersi: in tanti hanno infatti il piacere e l’onore di pattinare al suo fianco anche negli anni successivi.

Valter Fill, Paracca e Feliciano Bollina.

Allena tra le altre cose i ragazzini dei Devils, quando durante la presidenza di Luciano Nucci, compagno di mille avventure, viene richiamato “in servizio”. Ora a distanza di anni rimpiange il fatto che i Diavoli Standa di Tullio Monzino non abbiamo avuto una pista di proprietà e assicura che se così fosse stato, avremmo vissuto tutta un’altra storia. Inutile abbandonarci a uno dei tanti se e ma di questi cento anni: se siete in cerca di certezze dategli pattini, stecca e caschetto e, anca permettendo, lo rivedrete sul ghiaccio.

Stiamo in fondo parlando di Ernesto Paracchini, l’ultimo degli Highlander:  allora tanti auguri Paracca, cento di questi giorni…

Vavassori, Dino Cicirò, Paracchini, Marco Testa e Beppe Ricci in maglia Old Timers
Paracchini oggi con un raro cimelio

Author: Claudio Nicoletti